Consorzio agrario, siamo al capolinea

Richiesta di mobilità per i 28 dipendenti di Lodi

Per il Consorzio agrario di Milano e Lodi suonano le campane da morto. I sindacati si sono ritrovati all’improvviso sul tavolo una richiesta di mobilità per tutti i 28 dipendenti della struttura di via Polenghi Lombardo, destinata quindi a chiudere i battenti. In realtà, ai 28 licenziamenti previsti per la città del Barbarossa si aggiungono gli altri 10 per Melegnano e uno per Casale, per un totale di 63 addetti tra tutte le sedi del Consorzio agrario. I sindacati hanno subito deciso di organizzare una maxi protesta, prevista per la giornata di domani. Le parti sociali sottolineano che dietro a questa pesantissima decisione c’è un bilancio in perdita, «con una passività nel 2011 pari a 3 milioni 860mila euro».

«La chiusura del sito di Lodi, con il relativo esubero di 28 dipendenti rappresenta l’ennesima, gravissima, dismissione produttiva nel Lodigiano - afferma Paolo Zanetti, segretario territoriale della Flai Cgil -. Tutti, a partire dalle istituzioni locali e dal mondo dell’imprenditoria agricola del territorio, dovrebbero riflettere attentamente su ciò che si sta realizzando, proprio nel momento in cui il settore agricolo è l’unico a segnare una seppur minima crescita. Il Consorzio dovrebbe rappresentare per tutti un patrimonio di mutualità e di sostegno all’agricoltura locale - commenta Zanetti -, ma le decisioni sembrano andare nella direzione opposta. Non è poi possibile far ricadere sui lavoratori tutto il peso di una gestione sbagliata, per questo diciamo no ai licenziamenti».

Per il comparto questa è solo l’ennesima brutta notizia. All’ex Polenghi, infatti, a rischio ci sono 38 posti di lavoro su un totale di 89 addetti: Newlat ha presentato un piano di riorganizzazione che mette in ginocchio lo stabilimento di San Grato e prevede 234 esuberi su tutto il territorio nazionale. La trattativa tra azienda e parti sociali è partita con un “muro contro muro” e adesso sembra aver trovato uno spiraglio.

LA PROTESTA DI CGIL E CISL«Ora abbiamo fretta, licenziamo. Saranno 63 gli esuberi. Ecco cosa si sono sentiti dire le Rsu e i sindacati, dopo circa un anno e mezzo d’incontri e dopo aver siglato diversi accordi di cassa integrazione ordinaria», spiegano in una nota ufficiale Flai Cgil, Fai Cisl e le Rsu Flai-Sinalcap, un documento nel quale chiedono l’interessamento delle istituzioni.

«Il vero problema è la disastrosa gestione finanziaria protratta negli ultimi anni dal consiglio di amministrazione - aggiungono - e il varo di un piano industriale presentato sulla carta ma non realizzato nei fatti, che così conferma ancora una situazione di pesante passivo anche nel corso del 2012. Prima però di tagliare il personale, che da anni si impegna e sostiene col proprio lavoro il buon nome del Consorzio, si dovevano e si devono recuperare i crediti verso i clienti-soci che superano diversi milioni di euro. Domani si terrà uno sciopero di 4 ore, dalle 8,30 alle 12,30, con presidio in via Ripamonti 35, in occasione del Farmer’s Market della Coldiretti.

La struttura, nata a Lodi nel 1902 come punto di riferimento per il mondo agricolo, con il tempo ha cambiato più volte la sua denominazione. Oggi in via Polenghi Lombardo lo stabilimento presenta un’officina, un magazzino e una parte dedicata alla vendita..

LE ASSOCIAZIONI AGRICOLECarlo Franciosi, presidente della Coldiretti, ritiene che questo sia un passaggio praticamente obbligato: «La chiusura del sito sta nelle cose - afferma -, non c’è futuro lì dove siamo adesso, le attività saranno probabilmente spostate. C’è allo studio una nuova riorganizzazione, che passa anche attraverso il dimagrimento delle unità lavorative, così non si riesce più a stare sul mercato e bisogna fare delle scelte sicuramente pesanti e dolorose, soprattutto nei confronti di chi le subisce, scelte che sicuramente non sono fatte a cuor leggero ma solo in questo modo si può evitare di chiudere tutta l’azienda».

Nei mesi scorsi Coldiretti e Confagricoltura avevano assunto posizioni molto diverse sul Consorzio agrario, soprattutto per ciò che riguardava il bilancio. «Non abbiamo candidati nel consiglio di amministrazione, così non conosciamo le strategie - dice Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura-, aldilà dei tagli credo che i diretti interessati dovrebbero dire qual è il piano industriale dietro a questa scelta. Per evitare questa situazione si sarebbe dovuto impostare una politica di espansione diversa, aumentando i servizi anche a disposizione delle aziende».

Greta Boni

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