Bottedo: «La pista non è un macello»

I gestori convocati in questura dopo gli incidenti

I destini di due uomini stranieri, un uomo tedesco e un giovane originario della Repubblica Ceca, si sono incrociati a Lodi, sulla pista da cross in località Bottedo. Si sono schiantati entrambi nel fine settimana, sull’impianto che esiste da vent’anni nelle campagne della città, poco oltre la provinciale 115, al confine con Lodi Vecchio. Due schianti gravissimi, a poche ore di distanza l’uno dall’altro, che hanno riacceso i riflettori sull’impianto in cui si erano già registrati alcuni incidenti in passato. Tanto che i gestori, del Motoclub Emilio Marchi, sono stati convocati per un incontro in questura. «Siamo stati convocati e diremo che il nostro non è un pubblico macello, ma un impianto sicuro, certificato dalla Federazione italiana motociclismo e dalla Uisp - chiarisce il gestore Giorgio Sangalli - : abbiamo l’autorizzazione del Comune di Lodi per un’area attrezzata a uso sportivo, tutti i piloti entrano in pista solo dopo aver mostrato certificato medico e licenza. Certo, io non sono un pubblico ufficiale e non posso chiedere i documenti d’identità, mi devo fidare del fatto che la licenza che mostrano sia effettivamente la loro». Il fine settimana di Sangalli, e di tutti gli appassionati che affollavano la pista tra sabato e domenica, è stato da cardiopalma. Solo nella giornata di domenica erano un centinaio le moto presenti intorno al circuito, omologato perché possano girarne in pista contemporaneamente sessanta. «Ma è difficile che ci siano tutte quelle moto in corsa nello stesso momento - spiega ancora il gestore - : molti fanno dieci minuti di allenamento, visto che a breve riprenderanno tutti i campionati, e poi si fermano, riposano qualche tempo poi ripartono. Il punto è che qualcuno forse va oltre la stanchezza, non capisce il limite. Qui non era mai successo nulla di così grave. Sono i classici momenti che non è possibile prevedere e in cui gioca anche un ruolo la sfortuna». I primi momenti di terrore risalgono a sabato pomeriggio, quando erano da poco passate le 17.20. Il centauro tedesco, K.B.F., 45 anni, stava percorrendo un breve rettilineo, pronto ad imboccare una mini rampa e una curva. A quel punto, però, invece di rallentare, chi era sul circuito lo ha visto continuare a dare gas con la moto che prendeva letteralmente il volo contro un filare di alberi. L’uomo si è schiantato ad un’altezza di sei metri da terra per poi piombare giù in un canale in asciutta. Estratto con difficoltà dalla vegetazione, è stato intubato sul posto e trasportato con urgenza all’ospedale di Varese in condizioni critiche per un trauma cranico e uno toracico oltre ad altre ferite dovute all’impatto. È ancora in prognosi riservata nell’ospedale, ma in via di miglioramento. Nella mattinata di domenica, invece, un altro appassionato di cross aveva dovuto lasciare la pista per una brutta caduta che gli ha procurato la rottura di un femore. La paura, però, è tornata nel pomeriggio con il secondo incidente grave del 24enne F.L., arrivato dalla Repubblica Ceca per correre sull’impianto lodigiano. Era le 14.59 quando, in sella alla sua moto, ha ignorato una curva e si è schiantato contro un muro di terra (tecnicamente un “bob”, una sorta di ostacolo creato appositamente per testare le capacità dei piloti) all’interno del circuito. Inizialmente, ha perso conoscenza, poi si è ripreso, ma data la presenza di alcuni segnali clinici preoccupanti è stata comunque chiamata l’eliambulanza. E dopo esser stato sedato e intubato, è stato trasportato all’ospedale Niguarda di Milano. I testimoni, attoniti, non hanno potuto fare altro che spegnere i motori e lasciare alla spicciolata il circuito. «Sono cose che possono succedere - ha detto ancora Sangalli - : questo è uno sport pericoloso».

Rossella Mungiello

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