Un fratello da cercare nel caos di Timor Est

Enrico è un indolente professore romano, regista di pellicole rimaste per lo più sconosciute, di quelle che circolano solo nei circuiti dei cinema d’essai, coi suoi giorni che si trascinano in una monotona routine, quando improvvisamente viene a conoscenza, grazie ad una confessione della vecchia madre ormai malata terminale di cancro, di avere un fratellastro, frutto di una relazione extraconiugale della stessa al tempo in cui aveva lavorato per l’ONU a Timor Est. Schiacciato dalla rivelazione, e obbligato dalla madre, sotto pena di perdere l’eredità, a ritrovare le tracce del fratellastro ormai più che adolescente, Enrico lascia il suo tran tran per cercare di raggiungere l’isola di Timor occupata ormai da un ventennio, dall’indipendenza del Portogallo dopo la rivoluzione dei garofani, dall’Indonesia, che vi sta attuando una politica di genocidio tra l’indifferenza della comunità internazionale. All’interno di un quadro storico d’eccezione, nell’Asia orientale degli anni Novanta del secolo appena trascorso testimone del massacro di un popolo, quello di Timor Est, caparbio e indomito impegnato nella difesa della propria identità culturale e religiosa, quasi cancellato con oltre un quarto della popolazione totale massacrata nel giro di un ventennio, si snodano così le avventure tra il serio (non tanto), e il faceto (molto) del malcapitato Enrico, tra spie di professione, religiosi d’assalto, nostalgici dell’impero portoghese, mercanti d’armi, generali e poliziotti corrotti, gruppi armati di resistenti e altri bislacchi personaggi di questo riuscito romanzo.

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