Un bivio “spietato” tra amore e rimpianti

Sono solo ottanta pagine, ma raccontano un mondo. L’ultimo libro del messicano Juan Villoro è difficile da dimenticare, anche dopo averlo letto (in poche ore, s’intende). La storia è apparentemente banale: Juan, evidente alter ego dell’autore, è sposato con Nuria da anni. La vita scorre monotona e impari: Nuria dirige importanti testate, Juan fa il grafico in una piccola pubblicazione distribuita gratis in aeroporto. Di notte, dipinge. Arriva per lui l’opportunità di andare ad Amsterdam, per uno stage creativo: Nuria è pronta a trasferirsi e a mollare tutto, ma il padre di lei si ammala gravemente. Il vortice, che diventa ossessione, dell’affetto filiale prosciuga il rapporto tra i due: fine della storia. Che cosa avrebbe potuto succedere? Che cosa si è disposti a fare per salvare il proprio amore? Interrogandosi su questi temi allo stesso modo in cui conduce le sue pungenti inchieste da giornalista, Juan Villoro viviseziona il sentimento dell’amore e del rimpianto, in un testo colto e raffinatissimo che non concede proprio nulla al sentimentalismo.

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Juan Villoro, Chiamate da Amsterdam, Ponte alle Grazie, Milano 2013, pp. 80, 10 euro

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