C’era una volta Cruyff, l’alba del nuovo calcio

«Da giocatore ho imparato che sono quattro le mansioni al centro di tutto: curare il manto erboso, tenere in ordine gli spogliatoi, pulire le scarpe, sistemare le reti. Ogni altra cosa – abilità e velocità, tecnica e gol – viene dopo». È questa la frase dell’autobiografia Johan Cruyff - La mia rivoluzione, uscita a sette mesi dalla sua morte avvenuta il 24 marzo di quest’anno, che fa capire come Cruyff sia diventato uno dei migliori giocatori al mondo. Figlio di un ortolano e di una casalinga di Amsterdam, entrò giovanissimo nell’Ajax con cui vinse tre coppe dei campioni prima di passare al Barcellona. Tre volte Pallone d’Oro, nel 1974 guidò l’Olanda alla finale mondiale contro la Germania Ovest. Dopo il ritiro del 1984 portò la sua filosofia del bel gioco, del pressing, dell’intercambiabilità dei ruoli, dei dettagli, del calcio totale sulle panchine di Ajax e Barcellona. Tanto da influenzare giocatori, divenuti poi allenatori, come Pep Guardiola, che dice: «Non sapevo nulla di calcio prima di incontrare Cruyff».

Johan Cruyff - La mia rivoluzione - Bompiani - Editore Milano - 2016 - pp. 240 - 17 euro

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