Antichi libri in grado di cambiare il mondo

Siamo nel 1414, in un monastero tedesco, e l’umanista Poggio Bracciolini studia in biblioteca. Sta cercando qualcosa quando, tra le carte, l’attenzione cade su un manoscritto sconosciuto. Si tratta di un lungo poema epico, dallo stile grandioso e imperioso. Poggio Bracciolini non ha dubbi: è il De rerum natura di Tito Lucrezio Caro, un testo tramandato dalla tradizione classica ma che fino ad allora nessuno aveva avuto per le mani perché le poche copie redatte dai monaci erano andate quasi tutte disperse. Quel giorno, in quel monastero, cominciò il Rinascimento italiano. Comincia così il nuovo saggio dell’americano Stephen Greenblatt, un capolavoro della saggistica contemporanea (ha appena vinto il Pulitzer) capace di raccontare in modo accattivante ma mai superficiale, con documenti circostanziati e una ricostruzione storica puntigliosa, come il poema di Lucrezio sia stato recuperato dall’oblio. Di fatto, questo saggio, che inaugura una nuova collana Rizzoli dedicata alla saggistica d’autore, dimostra non solo come il De rerum natura abbia dato il via al Rinascimento, stimolando le riflessioni filosofiche degli anni seguenti (comprese alcune eresie) ma il suo ruolo fondamentale nel pensiero moderno. Greenblatt ci dimostra che esistono libri rivoluzionari, capaci di trascendere l’epoca in cui sono stati scritti. Se è vero che il poema di Lucrezio ancora oggi non ha perso il suo fascino, il merito di Greenblatt sta nel comunicare con lucidità e chiarezza che i grandi libri hanno il potere di cambiare il mondo.

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STEPHEN GREENBLATT, Il manoscritto, Rizzoli editore, Milano 2012, pp. 368 22 euro

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