Vasco Rossi Il supervissuto

La sere della settimana è la docu di Netflix dedicata al rocker di Zocca

Vasco Rossi non è un sopravvissuto. Semmai, è un “supervissuto”. Quante vite avrà vissuto fino a questo momento? Impossibile dirlo, sicuramente una di queste è stata… spericolata. «Volevo spingere il tasto rewind per raccontare la mia vera storia, oltre le leggende», ha detto il rocker di Zocca nel presentare la docuserie lanciata su Netflix, «per una volta volevo raccontare la mia versione. Ho scelto lo schermo invece di un libro (che poi magari arriverà, chi lo sa?) e per una volta mi sono messo in gioco. Parlo in prima persona. Era un’esperienza che dovevo e volevo fare».

“Vasco Rossi – Il supervissuto” è una serie tv scritta da Igor Artibani e Guglielmo Ariè, con Pepsy Romanoff che è anche regista. Lo show è stato girato soprattutto durante i due anni della pandemia, sfruttando l’assenza di impegni musicali da parte del protagonista. Per l’occasione la rockstar numero uno in Italia ha scritto una canzone inedita, “Gli sbagli che fai”: «È una canzone sulla condizione umana alla continua ricerca di un “centro di gravità permanente” che non può esistere e di un senso che non sempre c’è. Io sono quello che sono grazie a tutto quello che ho fatto, soprattutto gli sbagli. È valsa la pena fare tutto. Lo rifarei, per una vita spericolata e supervissuta».

La serie tv - ben fatta, capace di strappare risate e commuovere – riserva qualche “chicca” anche per i fan più accaniti. Vasco si racconta e torna indietro nel tempo, affacciandosi dalla stessa finestra da cui vedeva la ragazza a cui dedicò Albachiara, salendo le stesse scale che saliva da bambino (allora senza avere il fiatone), tornando ai tempi delle discoteche e della radio. Vasco non nasconde nulla di sé, e si rivela per quello che è: un’anima fragile.

Vasco è un caso più unico che raro, perché è rimasto sulla cresta dell’onda anche quando gli anni ruggenti erano finiti da un pezzo. Perché i suoi fan non lo hanno mai abbondato, considerandolo sempre e comunque un mito. Il “komandante” ha sempre avuto la capacità di far innamorare di sé generazioni molto distanti tra loro, così ad urlare ai suoi concerti ci sono ragazzini adolescenti, mamme e papà con i figli, sessantenni e settantenni che ormai non contano nemmeno più gli anni di “militanza”. È una magia, questa, che tra le star italiane riesce solo a lui, il “Vasco nazionale”.

Come diceva Mina, Vasco va ascoltato forte da spaccare i vetri, Vasco piace perché “sanguina”: «Come si fa a spiegare perché una cosa ti piace e un’altra no. Impossibile. La musica tocca delle corde che neanche tu sai se e quando vibrano. Sei succube di un mistero».

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