TELEKOMMANDO

Sembra di vivere sulla Luna o tutt’al più su Marte a vedere la tv italiana e i suoi bizzarri movimenti e cambi di posizione. Mentre, venti di guerra, un po’ in ogni dove, spazzano via le ultime certezze, semmai ci fossero ancora, di questo mondo, bello per alcuni terribile per altri – sembra di sentire nuovamente l’eco gramsciana di quel “mondo grande e terribile” – cosa fa la nostra tv? Cosa manda in onda? Ovviamente cronaca e reportage dai fronti caldi non mancano. Tutt’altro. Ma, ad esempio, con lo scontro in terra israelo-palestinese, dai radar, anche dei commentatori più agguerriti, sembra scomparso il conflitto russo-ucraino. Nemmeno, il maratoneta della tv del terzo polo ha avvertito il bisogno di fare le sue dirette dal campo. Evidentemente, toccare quella parte del mondo è più difficile che disquisire alla von Clausewitz di Russia e Ucraina. Meglio far entrare opinioni e cronache in Propaganda Live. Ed allora, passato l’affaire Giambruno (con o senza ciuffo come ci informa ogni ora Dagospia), che cosa prende di più l’attenzione? Fomentata dagli onnipresenti social, il programma più gettonato sembra essere “Belve” di Francesca Fagnani e i gradi di separazione si azzerano su uno degli indirizzi precedenti. Il privato come si suol dire diventa pubblico. Provare per credere, si diceva in pubblicità una volta, e si prenda una delle pillole della trasmissione che, per l’appunto i social, centellinano in uno spoiler, anche postumo, ma che in rete “vivrà per sempre”. Ecco che le pruderie della Parietti diventano proverbio, d’altronde e lo dico senza ironia, è lei l’ultima delle nostre star. Non avrà l’allure della Carrà, ma è senza dubbio la più vera icona contemporanea per capacità di trasformare tutto in spettacolo. Di nuovo il privato che diventa pubblico. Piccole storie personali diventano controstoria del cinema e della tv. Passaggi in apparenza minuti nelle vite di ognuno di noi s’amplificano a dismisura assumendo i contorni di leggende d’altri tempi. Il cinema di Hollywood, meno la tv, ce l’aveva insegnato da tempo. Tra cronaca e leggenda, stampa sempre quest’ultima.

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