Rustioni chiude la stagione a Casale

Daniele Rustioni, un fascino che non si impara e ventotto anni compressi in un appassionante percorso in ascesa, è un nome che ormai da tempo non si incontra più nelle piccole realtà di provincia. Tanto per capirci, lo scorso anno ha diretto Norma alla Washington National Opera, Madama Butterfly all’Opera North, ha debuttato con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI e con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. In dicembre ha inaugurato la stagione del Filarmonico di Verona con un Falstaff ripreso da Sky e qualche mese fa ha trionfato al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino con Il viaggio a Reims di Rossini. In autunno lo ascolteremo alla Scala, dov’è in cartellone con una Bohème che vede alla regia la firma di Zeffirelli. Gli ingredienti di una così gioiosa scalata al Parnaso si potrebbero riassumere in un’autentica music addiction, dipendenza dalla musica e dall’adrenalina del palcoscenico, nutrita con un quotidiano, severissimo artigianato in cui la tecnica non può prescindere dalla riflessione, dall’indagine, dall’oasi di silenzio che della creatività è la linfa e il custode. Potrebbero bastare questi estremi per rendere l’idea di quale occasione rappresenti l’appuntamento conclusivo della stagione musicale del teatro Comunale di Casalpusterlengo, dove, stasera alle ore 21, la talentuosa bacchetta milanese sarà sul podio dell’Orchestra de “I Pomeriggi Musicali” per un concerto nel segno del più illuminato patrimonio classico. Un appuntamento dalle tante valenze, che da un lato suggella un’annata sorprendentemente ricca, grazie anche all’inatteso raccolto dei tre Concerti Aperitivo, dall’altro riconferma una sempre più salda alleanza tra la gestione Litta e la fucina di speranze coltivata nelle serre dei Pomeriggi scaligeri. Quasi una dichiarazione di intenti, quella che il pubblico casalese vedrà andare in scena: matura e carica della macerazione di un’esperienza lunga 67 stagioni è la compagine, già pienamente apprezzata qui a Casalpusterlengo in occasione del concerto dello scorso dicembre; giovanissimi, eppure già capaci di quella saggezza che coniuga istinto e ragione, sono i solisti. Accanto al timoniere Rustioni spiccano infatti i nomi dell’armena Sonig Tchakerian e del giovanissimo Davide de Ascaniis, violinisti tra i più apprezzati del panorama internazionale odierno, testimoni di un’eccellenza in parte ancora custodita nelle Accademie per gli ultimi ritocchi (de Ascaniis è del 1991!) ma già prorompente nell’affermare la propria visione della musica. Sul leggio, la freschezza ambiziosa e strutturalmente ardita del mozartiano Concerto per due violini e orchestra K190, “Concertone” in cui i due strumenti solisti sono impegnati in un serrato dialogo con le varie sezioni dell’orchestra, sfruttate dal genio salisburghese anche nelle loro risorse effettistiche, a creare sottili onomatopee tese a cementare ulteriormente il già stretto ordito. Il Concerto K216 in Sol maggiore, questa volta per orchestra trascinata da un solo violino, è la terza creatura dei cinque composti da

Mozart nel 1775, in un periodo di febbrile creatività. Conosciuto anche come “Strassburger-Konzert”, il Concerto dichiara nella scrittura un’eco galante che attraverso il suo dispiegarsi guarda addirittura oltre le più felici intuizioni del periodo, occhieggiando al cangiante utilizzo dei timbri, all’uso di tonalità lontane, al compiaciuto utilizzo di ritmi e di spunti melodici quasi sicuramente attinti all’italianità respirata durante i suoi soggiorni nella nostra penisola. Strasburghese Mozart, londinese Haydn nell’ultima delle sue Sei Sinfonie, l’Hob. 104 a tutti nota come “London”, squisito esempio di una compostezza a fatica imbrigliata nelle compassate forme neoclassiche. La strumentalità sembra qui accendersi di un nuovo, più scalpitante vitalismo, palpabile soprattutto nell’ultimo movimento dove lo spunto derivante da un motivo popolare croato diventa la scintilla per un incontenibile, premonitore “inno alla gioia”.

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