Oltre 20 studi per fare luce sui lavori di Dinìn

Sono trascorsi oltre 10 anni dall’importante convegno internazionale su Ada Negri ospitato a Lodi con il titolo “Parole e ritmo sgorgan per incanto“, promosso e coordinato nel 2005 da Giorgia Baroni e Anna Bellio, docenti della Cattolica di Milano. Ora, nel 70esimo della morte della poetessa, Barbara Stagnitti, fra le massime esperte della produzione letteraria negriana, raduna attorno al frutto di quel consesso i contributi di una ventina di esperti realizzando un prezioso volume antologico stampato dal Poligrafo di Padova e intitolato “Ada Negri - Fili d’incantesimo“.

Stagnitti firma anche l’introduzione dell’opera (dopo la prefazione lasciata a Laura de Mattè Premoli, presidente dell’associazione Poesia, la Vita di Lodi), ove ripercorre in filigrana gli interventi dei 22 autori antologizzati e suddivisi in sei macro temi. Il primo riguarda il versante lirico della produzione di “Dinìn” ed è trattato dai lavori dei due curatori del congresso succitato (Giorgio Baroni, “Il tuo nome” e Anna Bellio, “più in alto”) e da quelli di Maria Grazia Cossu (“Mara e il libro dell’amore perduto“), Anna Maria Palombi Cataldi (“Azzurra è la tua follia, Capri, nube del mare“) e Pietro Zovatto (“Ancora sulla religiosità di Ada Negri“). A Claudio D’Antoni (“Suggestione idilliaca negriana nei Miraggi di Giacomo Orefice”) tocca il tema delle liriche dell’autrice messe in musica (“Poesie musicate: gioielli di melodia”), mentre la greca Zosi Zografidou analizza la ricezione dell’opera negriana in terra ellenica, a riprova della portata (e della fortuna) internazionale che questa vantò, specialmente nella prima metà del Nocevento.

Agli echi della guerra nei lavori dell’Accademica d’Italia dedica le sue riflessioni Monica Basiolo (“E ad ogni passo dulla neve l’orma /s’imporpora”), mentre le rimanenti due sezioni dell’antologia sono incentrate: la pirma sulle testimonianze epistolari inedite della Negri (intrattenute con Paola Masino, Giuseppe Antonio Borgese, Pietro Pancrazi, Mario Puccini, Fernando Agnoletti e Diego Valeri e analizzate rispettivamente da Arianna Ceschin, Andrea gallo, Gloria Manghetti, Paolo Senna, Barbara Stagnitti, Cristina Tagliaferri e Stefano Tonon), la seconda sulla Negri prosatrice. In questo ambito sono radunati gli ottimi interventi di Alison Carton-Vincent sui ritratti femminili ne “Le solitarie“ del 1917; di Ilaria Crotti sui luoghi reali e simbolici; di Elisabetta De Troya su scrittura e destino; di Francesca Strazzi sulla presenza nelle prose di alcuni mezzi di trasporto (tram e treno); di Vanna Zaccaro e Patrizia Zambon, dedicati rispettivamente a “Finestre alte” (1923) e “Di giorno in giorno” (1932).

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