Con Dolce e Volta un viaggio essenziale alle radici delle tante “anime” del blues

Sabato il suggestivo concerto per chitarra e voce ha toccato ogni possibile “corda” del genere

«Il blues è facile da suonare, ma difficile da provare» così diceva quello da molti considerato il più grande chitarrista blues della storia: Jimi Hendrix. Il blues è come una chiamata dal cielo, la luce che Jake “Joliet” Blues (John Belushi) vede grazie al sermone del reverendo James Brown (nella pellicola The Blues Brothers). Ma il blues è anche l’attrazione verso gli inferi dello spirito - veniva denominato “musica del diavolo” -, non a caso il titolo del genere deriva da una famosa espressione americana, “avere i diavoli blu”, che indica uno stato di malessere, depressione e tristezza.

Il blues ce l’hai o non ce l’hai, è un po’ come il talento. Di certo blues, talento, spirito e anima non sono mancati a Jaime Dolce e Ross Volta, i due protagonisti della terza tappa del Lodi Blues Festival che venerdì scorso sono stati evangelisti di questa musica di origine afroamericana che, a partire dai primi del Novecento, si è estesa tanto da formare diversi sottogeneri ed essere suonata nei luoghi più disparati degli Stati Uniti: dalle chiese come canto devozionale (spiritual, gospel) agli angoli di strada più bui per dar voce agli emarginati e agli ultimi.

Su questo filone - tra queste due “anime” del blues - si sono mossi Dolce e Volta, presentando al pubblico lodigiano un concerto essenziale, vero, quasi rustico nella sua semplice purezza: una chitarra, affidata all’esperienza del bluesman americano originario di Brooklin; e una voce, quella di Ross Volta che - come si è potuto ascoltare - nel blues ha trovato il suo habitat naturale, riuscendo a imporre una potenza espressiva straordinaria, tale da far emergere le svariate sfumature emotive di questo intimo genere.

Sin dalle prime battute di Rock me baby, del leggendario B. B. King, il pubblico è stato coinvolto per sostenere a ritmo di mani la coppia di musicisti che, una volta rotto il ghiaccio, ha aperto le danze con una carrellata di esibizioni a ritmo indiavolato - sono state più di 20 le canzoni presentate tra rielaborazioni di vecchi e intramontabili classici a brani d’ispirazione rock. Dal celebre gospel Amazing Grace, al blues più puro trasportato negli anni Settanta di Geroge Lowell con la sua Sweet China White. Non sono mancate “puntatine” nel rock anni 60 e 70 tra Janis Joplin e Beatles. Oltre ai brani rivisitati, la scaletta comprendeva pezzi originali di Jaime Dolce, autore di livello, con il suo mix tra rock blues, reggae, funk e uno stile interpretativo che omaggia Hendrix, Ben Harper e Doyle Bramhall.

L’ultimo appuntamento con il Lodi blues festival è fissato per sabato 4 settembre con Paolo Bonfanti, ex Big Fat Mama, che ci proporrà i brani tratti dal suo ultimo album Elastic Blues.

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