Salvato dai ragazzi di Nüm del Burgh

Tre giovani recuperano un uomo perso nei boschi

Era venuto da San Giuliano con tutta l’attrezzatura per scattare immagini sul fiume. Macchina fotografica, cavalletto e tanta voglia di conoscere posti nuovi non troppo lontani casa. E.B., classe 1977, è però improvvisamente svenuto per un calo di pressione, con le temperature ancora deliziose del pomeriggio. Essendo il clima straordinariamente mite, indossava una tuta leggera. Si è però risvegliato con i rigori della sera. Dai 12 gradi con il sole delle 15, ai meno 2, ghiaccio vivo, delle ore di buio. Spaventato e purtroppo senza telefono, ha provato a cercare la via di casa lungo il sentiero del bosco del Belgiardino. Che però, sfortunatamente, se non lo si conosce bene, gira in tondo, formando un anello. Lo sfortunato giovane è dunque approdato, intirizzito, sul gerale e lì per ore ha chiamato aiuto, senza risposta. Un giovane del sodalizio Nüm del Burgh, dalla riva opposta dell’Adda, ha avvertito qualche gemito umano; ha quindi subito chiamato un amico. Una volta stabilito che un uomo dall’altra parte era in pericolo, i ragazzi sono partiti con una barca (la stessa, gentilmente prestata da Fausto Canzi, socio di Nüm del Burgh, con cui avevano raggiunto a remi le Due Acque partendo da Lodi), traendo in salvo il fotografo. Una volta riscaldato e reidratato con acqua e zucchero al ristorante “la Cava”, l’uomo è stato riportato alla sua automobile, parcheggiata al Faro, molto spaventato per l’accaduto. Felice di poter riabbracciare la moglie e l’amata figlia, di 4 anni. Questo il commento di Gino Cassinelli, storico presidente di Nüm del Burgh (ora il sodalizio fa capo a Rachele Taverna): «Complimenti a questi tre ragazzi. La buona azione è frutto di una nostra iniziativa: lasciare le barche ai giovani, perché scoprano il fiume e prendano dimestichezza con la navigazione fluviale. Ci auguriamo che le cose proseguano e sempre più ragazzi di Lodi si avvicinino a questo mondo. Così speriamo possano riprendere le navigazioni estive interrotte nel 2006, coinvolgendo la cittadinanza». I ragazzi, raggiunti, telefonicamente, una volta accertato che il fotografo stesse bene, e fosse rincasato, raccontano: «Notte tersa, stellata. Freddo cane. Il fotografo era un’ombra nera, ci siamo presi un piccolo rischio, ma è andato tutto per il meglio, val sempre la pena aiutare gli altri». Lui avrebbe sicuramente rischiato stando fuori la notte, ma loro si schermiscono e, infine, visto che tutto è andato per il meglio, ci scherzano su: «Siamo partiti in tre, lasciando a metà i bicchieri di prosecco. Equipaggio formato all’improvviso, ma riuscitissimo: uno bello, uno alto, uno intelligente. Per ogni evenienza».

Bianca Rocca

© RIPRODUZIONE RISERVATA