I sindacati “chiamano” la Giannoni

La proprietà Giannoni ha la possibilità di innovare le relazioni sindacali, evitare pesanti ricadute sociali e conquistarsi una giusta rinomanza nel territorio cercando una soluzione condivisa alla crisi occupazionale nei suoi stabilimenti.

Diversamente, il rischio è che la ditta Giannoni si ritrovi sul tavolo 72 vertenze individuali.

Alla vigilia dell’incontro decisivo per il futuro dell’occupazione negli stabilimenti di Marudo della Giannoni, i sindacati rilanciano per un ultimo tentativo d’accordo con la proprietà. Tra 10 giorni scadrà il termine del contratto di solidarietà, e un accordo sindacale per i 72 esuberi annunciati sui 180 dipendenti totali è da trovare entro quella data. E i sindacati la ricetta ce l’hanno già, ma finora è rimasta inascoltata.

«Noi siamo convinti che sia possibile avviare una riorganizzazione del lavoro basata sul part-time - dice Giovanni Ranzini della Fiom Cgil -. Lavorare di meno, lavorare tutti è una ricetta che altrove è stata applicata. Qui c’è un gruppo consistente di lavoratrici che sarebbero disponibili a scendere al part-time a sei ore. L’azienda finora però non ha voluto considerare questa possibilità, rendendosi disponibili per un part-time a quattro ore al massimo per una decina di lavoratori soltanto. Ma una riorganizzazione è possibile, e già oggi con il contratto di solidarietà di fatto lavorano tutti per meno tempo. In trattativa non c’è stata la volontà di esplorare questa ipotesi, ma noi continuiamo a crederci».

Anche perché i sindacati sono chiari: «Un accordo per i licenziamenti è possibile solo sulla base della volontarietà delle uscite, diversamente non se ne fa nulla», spiega Giuseppe Rossi della Fim Cisl. E questo significa che se partiranno le lettere di licenziamento, «la ditta si troverà sul tavolo 72 vertenze individuali, e credo che nessuno lo voglia» prosegue Ranzini. I sindacati dunque si appellano al legame territoriale della proprietà Giannoni. «La famiglia è conosciuta per il suo impegno nella società e per il sostegno dato a tante iniziative - dicono Ranzini e Rossi -. Noi ci appelliamo a questa riconosciuta responsabilità sociale. Un’altra organizzazione con molto part-time è possibile, salverebbe tanti posti di lavoro e darebbe la possibilità di gestire con più serenità gli esuberi rimanenti. Se arriverà in trattativa con questa intenzione, non sarà il sindacato a mettere ostacoli».

Andrea Bagatta

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