Il 18enne morto nello schianto era una promessa del triathlon

Un ciclone capace di travolgere con la sua elettricità contagiosa. Aaron per gli amici era il “fenomeno”, sempre il migliore qualsiasi sport facesse e con quell’adrenalina che finiva per contagiare chiunque gli stesse accanto. Ieri la notizia della tragica morte del 18enne è piombata addosso ai genitori, i parenti, gli amici e i compagni di classe del giovane con la stessa “furia” del suo stare al mondo. Quando ha cominciato a spargersi la voce dell’incidente in cui il giovane ha perso la vita, tra i coetanei è prevalsa l’incredulità. Poi quel senso di smarrimento ben riassunto dalle parole di un amico d’infanzia di Aaron: «Mi vengono in mente mille domande – ha commento Andrea, sotto shock -. Insieme alla vita di Aaron sono volati via i suoi sogni, le aspettative, i progetti di un ragazzo di 18 anni. Adesso tutti lo celebrano, ma mi domando come si sentiranno l’indomani i ragazzi con cui faceva la strada per andare a scuola, i compagni di classe. La notizia adesso è un colpo al cuore, ma poi? E’ stato il mio compagno di banco alle elementari e abbiamo giocato a calcio insieme alla Juventina. Non riesco a crederci. Era un ragazzo molto energico, pieno di vita, ed è per questo che non riesco a capacitarmi. Era iperattivo, non stava mai fermo». La passione per lo sport lo accompagnava da sempre. Dopo la stagione del calcio era venuto il nuoto agonistico con la Sky Line, e per un certo periodo li aveva portati avanti insieme, poi il suo destino aveva preso una svolta imprevista qualche anno fa a una giornata dimostrativa del Piacenza Triathlon Vivo. Allora Aaron aveva 13 anni e ne era stato subito folgorato: finalmente aveva trovato quello che faceva per lui, tre sport in uno. «In passato faceva nuoto e calcio ma negli ultimi due anni si era impegnato a 360 gradi nel triathlon – spiega il presidente della società Piacenza Triathlon Vivo, Stefano Bettini -. Ci stava dedicando anima e corpo e anche stamattina (ieri per chi legge) era venuto a nuotare al Polisportivo. La sfortuna è stato che piovesse, perché altrimenti si sarebbe fermato di più a Piacenza. Dopo il nuoto, i ragazzi vanno sempre a correre. Siccome pioveva, avrebbe corso stasera (ieri) a casa sua». In pochi anni Aaron aveva vinto diversi titoli regionali in diverse categorie, dall’aquathlon al duathlon al triathlon, e di recente si era appassionato al triathlon cross con la mountain bike: «Stava girando l’Italia per farsi notare dalla federazione, il suo sogno era vestire la maglia della nazionale in questa specialità» spiega ancora il presidente de Piacenza Triathlon. «Era un ragazzo testardo, potrei dire indomito, ma anche uno che si allenava moltissimo. Quando gli si dava da fare diventava un soldatino. Siamo tutti sconvolti, per il suo allenatore Alessandro era come un figlio ed è disperato. Lo stesso i suoi compagni di squadra». Ieri pomeriggio gli atleti insieme al presidente hanno fatto visita alla famiglia di Aaron. Oggi la salma del 18enne tornerà a casa. In giornata è in programma la recita di un rosario in sua memoria.

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