Chiusura senza appello per l’endoscopia

L’ambulatorio dell’ospedale non sarà più attivo a fine estate

Casale Chiusa senza appello. Sembra essere questo il destino dell’unità di endoscopia dell’ospedale di Casalpusterlengo. Non bastano gli oltre mille interventi all’anno tra i due ambulatori di Casale e Codogno. Secondo fonti vicine al presidio casalese, il dado è ormai tratto. Dal prossimo primo settembre, l’unità endoscopica di Casale, dove lavorano due medici e due infermieri, sarà smantellata e tutta l’attività sarà spostata all’ospedale di Codogno. La notizia è arrivata nella mattinata nel presidio della Bassa, dove ha raccolto condanne unanimi.

Contrario anche Renato Pricolo, primario di chirurgia di Codogno, di cui fanno parte gli ambulatori di endoscopia. Tutto sarebbe partito dalla decisione del dottor Giorgio Larceri, che reggeva l’endoscopia, di chiedere un’aspettativa per una missione umanitaria in Libano, creando quindi un vuoto nel personale. Una circostanza che ha suscitato l’immediata disponibilità dello stesso primario Pricolo, ad assumersi la responsabilità dell’ endoscopia di Casale, senza oneri aggiuntivi per l’Azienda ospedaliera. Il tutto specificato in una lettera alla direzione, in cui Pricolo e il collega Roberto Accordino si sono messi a disposizione per assumerne la gestione in attesa di un sostituto. Una proposta rimandata al mittente, con la spiegazione che l’unità endoscopica di Casale non esisterà più dal primo settembre. Dalla direzione sanitaria, con l’annuncio, è arrivata anche la rassicurazione che non ci saranno cali nell’attività. Il primario di chirurgia, però, non la pensa così.

«A Codogno non abbiamo al momento la possibilità di garantire lo stesso numero di interventi - spiega il dottor Pricolo - perchè c’è un solo ambulatorio endoscopico che non può quindi assicurare il lavoro di due presidi. Tutto ciò significa arrivare ad attese immorali anche per pazienti oncologici che hanno quindi urgente necessità di controlli, ma anche alla possibile migrazione di pazienti verso altre strutture in contrasto con le linee di pronunciamento della direzione aziendale». Per l’unità endoscopica di Codogno, in effetti, c’è una ristrutturazione in agenda, per la creazione di un secondo ambulatorio che possa quindi assicurare un aumento dell’attività. Un rafforzamento che, però, non partirà prima di sei mesi. Per questo, la decisione dell’Azienda ospedaliera è stata accolta con criticità.

«È un fulmine a ciel sereno per noi - dice ancora il primario - oltre ad essere il segno di un’inefficienza amministrativa sia della direzione che del responsabile dell’endoscopia, il dottor Fugazza che, a quanto mi risulta, non ha mai fatto una colonscopia. Il direttore dell’Azienda ospedaliera di Lodi Franco Pavesi, poi, sembra non conoscere la realtà che governa. Pavesi si era preoccupato per il sovraccarico di lavoro che mi sarebbe toccato, ma mi sento in dovere di esonerarlo da questo peso». Il peso, ora, sarà tutto per i pazienti che, da settembre, non potranno più contare sull’endoscopia di Casale.

Rossella Mungiello

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