Casale, cinghiate a un 12enne:un siciliano finisce a processo

Ecchimosi e ferite lacerocontuse, per una prognosi di 20 giorni, sul corpicino di un 12enne, e il patrigno, un 44enne di origini siciliane residente a Casalpusterlengo, che finisce a processo a Lodi con l’accusa di “abusi di mezzi di correzione su persona sottoposta alla sua autorità”: cioè il figlio che la sua convivente aveva avuto da una precedente relazione con un uomo di Milano. L’uomo, dopo che il bambino era stato rimproverato a scuola per questioni di condotta, «si era comportato da padre», spiega l’avvocato Cristina Parati che assieme alla collega Cristina Bianchi di Crema difende l’imputato. Appare certo, anche dopo le testimonianze della madre e del padre naturale acquisite in aula in apertura del processo a Lodi, che il siciliano, il 14 dicembre del 2008, si fosse sfilato la cintura dei pantaloni e l’avesse colpito. «Ma il referto medico del pronto soccorso risale a ben quattro giorni dopo - sottolinea l’avvocato - quando il bambino, affidato per un breve periodo al padre naturale, aveva fatto in tempo a uscire con i suoi amichetti a giocare e ad andare in giro in bicicletta». La madre in aula sembra aver escluso di aver notato segni sul bambino dopo la sgridata esemplare del suo nuovo compagno. Da parte della difesa nasce quindi il dubbio che il piccolo fosse caduto e che l’apparente gravità del referto medico si possa spiegare proprio con lesioni accidentali durante il gioco, piuttosto che con le cinghiate. Per le passate generazioni le bacchettate dei maestri delle elementari o le sculacciate dei genitori non erano certo un caso da prima pagina. Ed effettivamente il codice penale pone per questo reato una pena massima fino a sei mesi di reclusione, salvo vi siano lesioni, nel qual caso si può arrivare fino a due anni. Sempre pene da sospensione condizionale, comunque. La prossima udienza si terrà il 20 settembre e la vicenda è tutta da chiarire. Con il padre naturale del bambino che, pur avendo presentato la denuncia alle forze dell’ordine, non si è voluto costituire parte civile. «Una vicenda non grave nella quale però sono inevitabilmente entrate dinamiche di tipo familiare», conclude l’avvocato.

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