Un’alleanza per il futuro del Paese

Il nostro Paese non può lasciarsi rubare la fecondità”. Lo scrivono i Vescovi italiani nel recente messaggio per la prossima Giornata per la Vita, che si svolgerà nel febbraio 2015. I dati sono allarmanti: viviamo da tanto tempo un inverno demografico, che non accenna a finire e i bambini non fatti nascere sono oltre centomila ogni anno. Una responsabilità negativa l’ha esercitata la contraccezione non solo per quello che è in sé, ma soprattutto per la mentalità che ha creato. Infatti, la sua ampia diffusione e la sua presentazione capillare, persino nelle scuole di ogni genere e grado, ha insinuato il sospetto nei confronti della vita. Deresponsabilizzando i giovani nei confronti della sessualità - sarebbe solo un gioco - si è finito per considerare la vita come un pericolo nei confronti del quale occorre stare attenti e prendere ogni precauzione. L’alto tenore di vita che si è voluto imporre, ha condotto a pensare al figlio principalmente nella prospettiva di un costo, che non tutti possono permettersi o che si può affrontare solo per uno o due. Eppure, “il desiderio di avere un figlio è nobile e grande”, affermano i nostri Vescovi. La voce della vita risuona sempre nel cuore dei giovani: come aiutarli a non soffocarla? Ci vorrebbe un’alleanza tra tutte le forze educative, che sono chiamate ad un compito alto per il futuro del Paese. Se, ad esempio, tutto il mondo della scuola si impegnasse a dire ai giovani che la vita è il dono più grande ed insieme la via per realizzarsi sarebbe già voltare pagina. Significherebbe mettere da parte i meri diritti individuali ed insegnare a guardare alla propria esistenza con fiducia e responsabilità. La vera libertà, infatti, non consiste nel conquistare spazi di autonomia, ma nel creare relazioni che generano vita. Certo, è faticoso imparare ad amare sul serio; richiede tempo; però, qui sta il segreto dell’esistenza umana: ognuno vive nella misura in cui trasmette vita, mettendo da parte se stesso. Si comincia ad essere genitori molto presto e lo si è sempre, perché la fecondità è inscritta nell’uomo e nella donna. In quest’opera educativa a favore della vita è indispensabile che i genitori restino i protagonisti ed abbiano la libertà di impedire che ai loro figli vengano proposti messaggi contrari. Sono i genitori informati, ad esempio, del modo con cui è presentata ai figli la sessualità negli ambienti scolastici? È chiesto loro il consenso per presentare temi che non sono soltanto “tecnici”, ma più profondamente “umani”? Se questo non dovesse avvenire, verrebbe ferita la giusta libertà educativa della famiglia. E sarebbe bene che i genitori non delegassero ad altri il compito delicato di annunciare ai propri figli il valore della sessualità e il significato dell’amore umano. Infatti, essi possiedono, rispetto a chiunque altro, una “marcia in più”. Sessualità ed affettività sono argomenti delicati e i figli, siano bambini o adolescenti, li ascoltano con naturalezza se, a parlare, è chi vuole loro davvero bene. I ragazzi non hanno bisogno solo di professionalità e non credono ad una vicinanza improvvisata ed artefatta. Ascoltano in profondità chi parla loro con amore e l’insegnamento sulla sessualità ha bisogno di questo ingrediente, che aiuta ad accogliere verità e significati così profondi e delicati. L’autentica cultura della vita nasce in famiglia e si sviluppa nei diversi ambienti: scuola, sport, associazioni, parrocchie, tempo libero. Spazi nei quali i ragazzi sono in mano agli adulti; ciascuno può fare la propria parte, nella misura in cui è cosciente di essere educatore e di avere a cuore non semplicemente l’immediato, ma il futuro.

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