Servizi alla persona: una domanda

Caro direttore, la scelta assunta dal Comune di Casalpusterlengo, cui hanno dato seguito alcuni altri Enti Locali, di uscire dal Consorzio Lodigiano Servizi alla Persona interrompe un percorso che è costato fatica all’intero territorio, ma che ci ha portato a gestire in autonomia servizi che, prima dell’avvento della legge Turco del 2000, erano dati in appalto all’Azienda Sanitaria Locale. Lo dico da persona informata dei fatti in quanto la proposta di fornire una gamma di servizi sociali con lo strumento del Consorzio prese corpo all’inizio degli anni 2000 quando ricoprivo la carica di Assessore alla partita in Provincia di Lodi. E da questo punto di vista mi corre l’obbligo di smentire l’amico Andrea Viani che si è voluto arrogare il merito esclusivo, per se e per il proprio partito, della scelta effettuata; non è così perchè a questa scelta hanno concorso in prima persona le forze che facevano parte della Giunta Guerini, ed in prima persona gli allora Democratici di Sinistra. Richiamo solo di passaggio l’aspetto ben evidenziato da Angelo Gazzola che l’istituzione del CLPS ha permesso di assicurare a tutto il territorio in modo omogeneo alcuni servizi di base che, con scelte differenti, soprattutto i Comuni più piccoli non avrebbero potuto fornire. Ma torniamo ad oggi. Dal mio punto di vista il Sindaco di Casale non la dice tutta sulle motivazioni che hanno portato a questa scelta. Intanto di quelle che porta, alcune sono tutte da dimostrare, in modo particolare quando afferma che: “l’Azienda Speciale di Casale riuscirebbe ad erogare gli stessi servizi a costi inferiori” e poi che “l’operazione è stata fatta perchè i servizi erogati sono di qualità equivalente e in certi casi anche superiori a quelli garantiti dal Consorzio...”.Sono affermazioni tutte da dimostrare intanto perchè non è dato di conoscere il business plan in base al quale viene definita la convenienza economica del progetto, e quindi il vantaggio per gli altri comuni, in secondo luogo perchè la qualità dei servizi non può essere giudicata a priori dall’offerente, ma saranno gli utenti che ne potranno dare una valutazione una volta che ne avranno usufruito; ed ad oggi tali servizi, che mi risulta, non sono ancora partiti. La motivazione che invece non porta è quella derivante dal fatto che Regione Lombardia sta operando per cambiare integralmente le regole del Welfare. Quindici giorni fa l’Assessore Giulio Boscagli ha presentato a Lodi il Patto per il Welfare Lombardo, i cui caratteri sono stati illustrati come segue: • centralità della famiglia, come istanza che si fa carico nella fase attuale, più che dei figli, vista la riduzione della natalità, delle persone anziane; • passaggio dalla centralità dell’offerta alla centralità della domanda, intesa come fatto per cui non va data priorità ai soggetti fornitori dei servizi, ma a coloro che li acquisiscono, sulla base del principio della libera scelta degli individui; • la «dote Welfare», in corso di sperimentazione, che intende assegnare le risorse ai cittadini in base al fabbisogno di assistenza ed alle capacità economiche della persona. • La istituzione di una unica Azienda di Servizi alla Persona, derivante dall’accorpamento delle RSA di Lodi, Codogno, Casalpusterlengo e S. Colombano. Il Comune di Casale ha già aderito espressamente ad almeno due di queste impostazioni: sperimentazione dote Welfare e ASP unica. Come ho avuto modo di evidenziare intervenendo nel corso della presentazione considero che l’aspetto centrale della proposta stia nella scelta, tutta ideologica, di passare dalla centralità dell’offerta a quello della domanda, ideologica perchè conferisce priorità al mercato ed alle esigenze di risparmio, ma non tiene conto della debolezza in cui si trova il soggetto fragile, che è il soggetto che usufruisce per la quasi totalità dei servizi sociali, nell’operare la scelta fra diversi fornitori di servizi, per cui non potrà disporre delle informazioni adeguate ad effettuare una scelta consapevole. Ma l’effetto principale di tale impostazione è che essa porta all’indebolimento delle esperienze locali in cui si è effettuata la scelta di un unico gestore dei servizi, in quanto la libertà di scelta conclamata porterà ad ammettere, a fianco di questi qualsiasi soggetto, purchè risulti accreditato. Ne consegue un oggettivo indebolimento dei regolatori dell’offerta, che per il nostro territorio sono l’Ufficio di Piano Unico per i tre distretti ed il CLSP, coloro che, guarda caso, in questi anni hanno lavorato parecchio per richiedere ai soggetti che hanno concretamente garantito l’effettuazione dei servizi, un salto di qualità realizzato attraverso investimenti, prima di tutto in personale qualificato. Ne consegue che l’interesse per il Comune di Casale è del tutto evidente, per i Comuni che hanno aderito alla sua impostazione è tutto da dimostrare, mentre l’effetto negativo riguarda il territorio nel suo complesso. Sorge spontanea una domanda: ma la Provincia di Lodi cosa dice?

© RIPRODUZIONE RISERVATA