Scuola, parità ancora negata

Parità scolastica. In Italia resta una mezza chimera. Mezza, perché esistono le condizioni normative che definiscono un sistema scolastico costituito da scuole “paritarie”, statali o non statali, rispondenti a precisi criteri per svolgere un “servizio pubblico”. Ma tuttavia manca la condizione più importante per una effettiva parità: un sostegno economico adeguato agli istituti non statali, che di fatto vivono (sopravvivono) con le rette di iscrizione. La cosiddetta “legge di parità” è del 2000, 12 anni fa. Le promesse di stanziamenti a favore delle paritarie non sono mai decollate. Gli attuali contributi restano grandemente insufficienti, al punto che non sono poche le realtà scolastiche private che si sono viste costrette in questi anni a chiudere i battenti.

In Italia la questione della parità scolastica s’intreccia da decenni con posizioni ideologiche dure a morire e, in particolare, con l’interpretazione rigida di un inciso costituzionale, che spiega come enti e privati hanno il diritto d’istituire scuole e istituti di educazione “senza oneri per lo Stato”. Su questo inciso sono state erette negli anni barricate e muri per sostenere che gli istituti privati non devono essere in alcun modo finanziati. Lo stesso “titolare” dell’emendamento, l’onorevole Epicarmo Corbino (liberale), in sede di dibattito ne spiegava invece il significato così: “Noi non diciamo che lo Stato non potrà mai intervenire in aiuto degli istituti privati, ma che nessuno istituto privato potrà sorgere con il diritto di avere aiuti da parte dello Stato. È una cosa diversa: si tratta della facoltà di dare o di non dare”.

La polemica ormai è sterile e superata dagli enormi cambiamenti avvenuti dal dopoguerra ad oggi nel mondo scolastico e nella società italiana. Tuttavia la situazione della scuola non statale, pur a fronte della legge di parità del 2000, resta sospesa. La libertà di educazione, vero problema che sottostà alla questione, rimane ancora in mezzo al guado. Il mondo cattolico insiste da sempre sul diritto delle famiglie alla scelta educativa e sottolinea come quella per la libertà di educazione sia una “battaglia di civiltà”, per tutti, non una ricerca di vantaggi o privilegi per le proprie istituzioni.

Non stupisce, allora, il nuovo richiamo alla condizione non facile delle paritarie che viene dalla diffusione del Rapporto sulla scuola cattolica nell’anno scolastico 2011/12 elaborato dal Centro studi per la scuola cattolica, ripreso dai media. Dati e riflessioni per cogliere il “peso” di un mondo assolutamente importante nel panorama scolastico, con 13.500 scuole di ogni ordine e grado di cui 9.000 cattoliche o d’ispirazione cristiana, frequentate complessivamente da 727.000 studenti. E tra i dati spicca anche il calcolo dei costi: secondo una stima Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche) lo Stato per un allievo nelle statali spende 6.635 euro l’anno, mentre per uno studente delle paritarie l’erario eroga solo 661 euro. Così si calcola che il risparmio complessivo sia di oltre 6 miliardi di euro l’anno. In tempo di “spending review” alle scuole paritarie bisognerebbe fare un monumento. Ma, fuor d’ironia, sarebbe certo ora di bilanciare gli investimenti, poiché non ci possono essere allievi di serie A o di serie B.

© RIPRODUZIONE RISERVATA