Quando sugli scafi c’eravamo noi italiani

“Buon appetito a tutti i pesci che si cibano di chi toglierebbe il cibo a noi Italiani…”- “Non ci credo... troppo bello per essere vero”. “Affondasse tutta l’Africa”. “Dai, se non sono 700 mi accontento anche di 699”. “Devono affogare tutti questo invasori”. “Peccato così pochi”. “700 parassiti in meno da mantenere; affondasse anche il Parlamento con tutto il governo, avremmo fatto bingo!”. Questi sono alcuni esempi delle migliaia di post, ognuno firmato con nome e cognome, apparsi sulle pagine Facebook o su Twitter immediatamente dopo la tragedia di domenica 19 aprile con il naufragio di una nave carica di profughi, la più grave della storia del Mediterraneo. Una valanga di melma razzista, di gentaglia che si diverte quando qualcuno muore come un topo nella nafta. Migliaia di ignavi che condividono quei pensieri osceni senza esporsi. Anche questo è uno specchio dell’Italia, certamente non di quella migliore.Sono commenti e frasi che lasciano sbigottiti e senza parole tutti coloro che nel cuore hanno ancora un briciolo di umanità.1600 migranti morti negli ultimi 4 mesi, 3500 nel 2014, tutti in questo modo orrendo, con l’acqua che ti entra in bocca, nei polmoni e nelle viscere, quando speravi di arrivare e cambiare in meglio la tua esistenza, con questa lotteria della speranza che ti è costata un migliaio di euro per salire stipato su un barcone e poi finire in fondo al mare. Sulla tragedia si unisce la terribile commedia della politica più miserabile che esista. Le parole della “plastificata” Daniela Santanché che a caldo ha dichiarato: “L’unica soluzione che si deve mettere in campo subito è che l’aeronautica italiana e la marina militare si attrezzino subito ad affondare i barconi pronti a partire. L’Italia non può più subire questa invasione”. Fa il paio con il leghista Matteo Salvini, che non perde occasione per “spararle” sempre più grosse: “Una strage annunciata che ha come responsabili il premier Renzi, il ministro dell’Interno Alfano, la presidente della Camera Boldrini e l’Ue”. E chiede un blocco navale internazionale subito, davanti alle coste libiche. Le loro parole sono come un brulicare dei vermi su quei corpi senza vita per cercare di mangiare un po’ di consenso politico, un po’ di rabbia per racimolare qualche voto in più.La speranza è che tenendo accesa la luce su siffatti personaggi si veda dove è il male, perché nel buio crescono solo vermi, muffe e parassiti. Facendoli vedere e sentire, la pubblica opinione si renda conto di quali miserie, quali livelli di infamia sa raggiungere la politica quando cerca a tutti i costi un po’ di consenso, anche camminando dietro 900 bare. Il linguaggio ha un ruolo importante nel plasmare le coscienze. Dopo che per anni le forze politiche destrorse e razziste, con la complicità di certa stampa connivente, hanno sbandierato slogan come: “Ci invadono, ci colonizzano, vengono a rubarci la casa e il lavoro; stuprano le nostre donne; gli immigrati hanno dei diritti, però solo a casa loro”, la conseguenza sono le reazioni viscerali, i rutti verbali di quelli che lucrano sulla paura del diverso.A quelle frasi fanno da contraltare le parole piene di umanità di Papa Francesco: “Sono uomini e donne come noi. Fratelli nostri che cercano una vita migliore. Affamati, perseguitati, feriti, sfruttati, vittime di guerre. Cercano una vita migliore. Cercavano la felicità. Esprimo il più profondo dolore di fronte a tale tragedia. E assicuro per gli scomparsi e per le loro famiglie il mio ricordo e la mia preghiera». Siamo di fronte ad una emergenza umanitaria che non si esaurirà facilmente e nemmeno in tempi brevi, conseguenza di movimenti geopolitici epocali causati di conflitti e carestie che coinvolgono l’Africa e il medio oriente. Il primo obiettivo in questa situazione dovrebbe essere quello di riflettere sul dolore degli altri, di chi è nato nella parte “sbagliata del mondo”, di salvare le vite, prendersene cura. Ma il rischio è di essere bollati di “buonismo”. Buonista è l’accusa di chi non vuol spendere tempo a capire e ha già la soluzione: respingimenti, blocchi navali, arresti. Un miscuglio di frustrazione personale che cerca il responsabile del proprio disagio nello straniero, nel diverso per il colore della pelle, e trova risposte nella reazione violenta e nella soluzione autoritaria. Per costoro la bontà è un sentimento ipocrita, falso. Ci sembra ingeneroso addossare tutte le responsabilità al governo in carica; dimentichiamo che questa faccenda dura ormai da anni e l’Europa colpevolmente tace. Si provò ad arginare il fenomeno migratorio con la legge Bossi-Fini che invece di essere una soluzione è diventata un problema e ha fatto molti più danni che portare vantaggi. “L’Europa non può continuare a esprimere il suo cordoglio e il giorno dopo la tragedia continuare come se nulla fosse – ha affermato Martin Schultz, presidente dell’Europarlamento -. I responsabili delle morti dei migranti nel Mediterraneo sono gli scafisti, trafficanti e criminali. Ma noi tutti dobbiamo interrogarci e chiederci se abbiamo fatto abbastanza per salvare le vite di quei profughi disperati”. Una tragedia preceduta da tante altre e alla quale ne succederanno altre. Ma il vero dramma è che presto queste vittime saranno cancellate dalle nostre coscienze, spostando la nostra emozione sino all’indifferenza. Ammonticchiati là come giumenti Sulla gelida prua morsa dai venti, Migrano a terre inospiti e lontane; Laceri e macilenti, Varcano i mari per cercar del pane. Traditi da un mercante menzognero, Vanno, oggetto di scherno allo straniero, Bestie da soma, dispregiati iloti, Carne da cimitero, Vanno a campar d’angoscia in lidi ignoti. Questo è uno stralcio dalla poesia “Gli emigranti”. Sembra scritta ieri, ma in verità l’ha scritta Edmondo De Amicis nel 1882 ed era dedicata ad un popolo che salpava, sfruttato, verso un paese che non conosceva e spesso moriva. Quel popolo erano gli Italiani. E mi risulta sempre più difficile pensare di vivere in un mondo in cui l’importanza di una vita sia basata sulla provenienza geografica.

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