Purché non si fermi Lodi di pace

Ho 26 anni e nella vita cerco di fare il lavoro che mi piace. Sono una drammaturga. Che non è quella che fa le scenografie, né quella che crea i pezzi di danza. Il mio lavoro è scrivere testi teatrali. Giuro che alcune persone ci si mantengono. Il teatro è una cosa che “nessuno ci va, puzza di vecchio”, ma quando ci porti gli amici si stupiscono perché “è bello, non pensavo”. E poi ci sono dei piccoli tesori, delle isole felici, come Lodi, che a scatola chiusa, in tempi difficilissimi, riesce ad accogliere un gruppo di giovani artisti - Impresa Teatrale Fratelli Meucci, ma anche gli altri gruppi, Dora e Pajtimit e Delirio Creativo – e il loro teatro. Il testo del nostro spettacolo – Santa la Terra – è stato scritto due anni fa, ma solo il 15 Settembre, all’interno della Rassegna Lodi di Pace, è riuscito ad avere un debutto. E non si parla di scenografie faraoniche e cast stellari, ma per noi questo non è solo un hobby troppo costoso: è il nostro lavoro, e vogliamo farlo bene. E Lodi ci ha dato reali possibilità e grandi gratificazioni. A partire proprio dall’attenzione data al nostro lavoro, a partire dalla giuria del concorso, Lodi di Pace, che premia la pace in nome di una pace famosa, la Pace di Lodi. Ci hanno scelti, ci hanno seguiti e ci hanno anche consigliati, e bene. E speriamo che continuino a fare lo stesso anche con i gruppi coinvolti nelle prossime edizioni, e non perdano mai quell’entusiasmo che ci ha riempito il cuore. E poi c’è la Wasken Boys, che ha permesso materialmente l’esistenza della manifestazione, con impegno e dedizione, arrivando a coinvolgere tanti esponenti della vita politica e culturale della città. E poi c’è questa testata, che ogni giorno ha seguito la rassegna, a partire dalle prime selezioni e fino alla premiazione. In tempi di anticultura come questi, avere una copertura mediatica per il teatro (per la cultura in generale) è cosa rara e preziosa. E non perché si tratta di noi - in questo caso - ma perché parlare di cultura non è solo un lusso. È prendersi un tempo per se stessi, e per guardare la realtà con occhio diverso da quello crudo della cronaca. Il pubblico, l’essere umano merita di più. Merita di riflettere su se stesso e sul mondo, merita di esercitare l’intelligenza e il discernimento al di fuori delle urla da talk show, merita di decidere se una cosa gli piace o no, merita di scegliere qualcos’altro, se preferisce. L’uomo merita la bellezza. E noi vorremmo che questa cosa bella, Lodi di Pace, non si fermasse qui. Lodi di Pace deve arrivare a coinvolgere le altre città del trattato, deve coinvolgere altre persone, altre associazioni, altre istituzioni, deve convincerle a parlare di pace con il linguaggio del teatro. Deve farsi promotore di un circolo virtuoso sia per gli artisti che per il pubblico, un pubblico consapevole e critico che, come negli incontri organizzati dopo gli spettacoli della rassegna, possa finalmente dire cosa ne pensa.

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