Mi appello alla clemenza della “corte”

Egregio direttore, nella giornata di lunedì 17 febbraio ho voluto incontrare presso la Sala dei Comuni della Provincia gli esponenti di tutte, ma proprio tutte, le associazioni venatorie presenti sul territorio. Dieci le sigle invitate, in rappresentanza dei cacciatori del Lodigiano, con l’obiettivo, se possibile, di mettere un punto fermo sul nuovo Piano faunistico venatorio e sul lungo iter che ne sta accompagnando l’introduzione definitiva. Non avevo la velleità di ottenere unanimismo, tanto più su una materia che da sempre - e forse lo attesta proprio la variegata presenza di realtà venatorie - registra anche posizioni lontane o lontanissime fra loro e un dibattito molto acceso, come del resto dimostra la pagina delle Lettere & Opinioni del suo quotidiano. Ancora una volta, come sempre cerco di fare nel mio ruolo di Commissario, ho voluto metterci la faccia e spiegare direttamente ai nostri cacciatori che la Provincia di Lodi sta impegnando tempo e competenze per arrivare il più velocemente possibile all’approvazione di un Piano che, è inevitabile, non metterà tutti d’accordo, ma almeno restituirà fondamenta e riferimenti normativi sui quali i cacciatori potranno riprendersi la gestione dell’attività sul territorio, attraverso Comitati che oggi, come lo è la Provincia, sono commissariati ma che, anche qui, ci stiamo sforzando di riallestire al più presto nella loro composizione democratica. Non entrerò negli aspetti tecnici del Piano. Voglio solo ringraziare i miei collaboratori del Dipartimento Agricoltura della Provincia per la professionalità e la competenza dimostrate nell’accompagnarmi in una materia che dal punto di vista amministrativo non avevo mai trattato direttamente. E voglio ringraziare quei cacciatori che, al di la’ delle posizioni e delle idee che continueranno ad avere sulla versione definitiva sul Piano, hanno partecipato con franchezza alle assemblee che sul tema ho convocato negli ultimi mesi in Provincia e hanno contribuito a migliorare il documento. Voglio anche ribadire i due unici criteri che ho seguito nell’approcciare il nuovo Piano, oltre al rispetto del lavoro compiuto negli anni dall’Amministrazione precedente e dall’ex Assessore alla Caccia: per cominciare, l’ascolto e l’analisi non preconcetta delle proposte raccolte nell’incontro del 17 dicembre scorso da parte dei cacciatori e delle loro associazioni intervenute; poi, il criterio della territorialità, o della sussidiarietà se si preferisce, in base al quale, al di la’ dell’appartenenza politica di questa o quella amministrazione, sono i Sindaci e la loro Giunte a prendere le decisioni sui loro comuni, e un Commissario non può non tenere conto del loro parere. Non nutro la speranza che il nuovo Piano possa risolvere tutti i problemi della caccia nel Lodigiano. Anzi, so per certo che per affrontare le problematiche del mondo venatorio, qui e nel resto della Lombardia, bisognerà attendere una modifica della legislazione regionale, che insieme ai Presidenti di tutte le altre Province in ambito Upl abbiamo proprio di recente sollecitato. Del resto, come ho avuto modo io stesso di dire agli amici Assessori regionali, se la Lombardia può essere considerata punto di riferimento nella stragrande maggioranza delle sue responsabilità, sul fronte della caccia marca purtroppo ancora una relativa arretratezza. Troppi vuoti normativi e incertezze caratterizzano ancora l’attività venatoria sul territorio e vanno affrontati. E non lo può fare il Lodigiano in autonomia. Va detto però che da parte dell’Assessore all’Ambiente e di quello all’Agricoltura di Regione Lombardia ho riscontrato sempre grande disponibilità e ascolto sulle nostre esigenze e volontà di collaborazione, al punto che ora che l’ultima valutazione richiesta è stata mandata a Milano si può sperare in una chiusura dell’iter veloce e definitiva. In questa partita, per dirla in termini calcistici, sono entrato ormai sul 3-0. Ho potuto solo cercare di trovare consenso su alcune delle modifiche richieste. Credo di averlo fatto con la massima umiltà e disponibilità. Senza partigianerie o scelte politiche. Mi spiace che ci sia stato, in questo percorso, chi ha usato la materia faunistica solo per scopi politici. Queste persone, in 4 anni di presenza in Giunta, non hanno mai parlato di caccia, nemmeno sapevano cosa fosse e non sono mai intervenute quando invece lo facevano Presidente, Vice e Assessore competente. Al punto che il loro rappresentante in Regione ha presentato un’interrogazione sul nostro Piano, ma lo ha fatto all’Assessore sbagliato: Agricoltura anziché Ambiente. E’ vero che l’Assessore Fava ha la delega alla caccia, ma chi lo ha interrogato dovrebbe sapere che il Piano, essendo innanzitutto di carattere faunistico, compete all’Ambiente per quanto concerne le valutazioni di incidenza sul territorio. Non ho la verità in tasca, ma sulla caccia mi ero preso un impegno e lo sto assolvendo. Forse si sarebbe potuto fare di più o diversamente, ma è chiaro che non si sarebbe potuto ribaltare un Piano esistente.Caro Direttore, mi appello alla «clemenza della corte», ma credo che anche su questo tema la Provincia abbia fatto la sua parte e abbia dimostrato la sua utilità. Forse varrebbe la pena chiedersi cosa potrà accadere se è quando non ci sarà più.

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