Ma i furbetti adesso si spaventeranno?

Se c’è un indice che può validamente misurare il tasso di furbizia di questo Paese, ebbene questo è l’Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente che misura reddito e patrimonio delle famiglie per modulare su questa base l’accesso a certi servizi pubblici e le loro tariffe. Idea buona - gli aiuti pubblici vanno ai poveri, non ai ricchi - applicata però in Italia. Cioè agli italiani, molti dei quali fingono di essere poveri per non pagare tasse universitarie, trasporti scolastici, mense e quant’altro. Attualmente s’inseriscono nell’Isee i redditi familiari e pure la consistenza del patrimonio. E già qui casca l’asino, ed è cascato talmente tante volte che il governo Letta si è deciso ad agire e a cambiare le regole.I redditi: sono quelli denunciati nella dichiarazione annuale. Sappiamo tutti quanti siano gli italiani che, di fronte alla dichiarazione dei redditi, diventano improvvisamente smemorati e ne dimenticano parecchi da denunciare al Fisco. Trasformandosi così automaticamente in “poveri”. E il patrimonio? Sta di fatto che anche in questo caso la carenza di memoria impedisce di inserire nell’Isee risparmi e investimenti, figuriamoci poi il “nero” e quelli emigrati in Svizzera o altrove per un più tiepido inverno fiscale. Ma non lo diciamo noi: lo dichiara a chiare lettere il ministro Enrico Giovannini quando ricorda che i controlli hanno verificato che due terzi delle dichiarazioni Isee presentate per le tasse universitarie sono risultate false. E che l’80% dei nuclei familiari dichiara di non possedere un conto corrente bancario o un libretto postale. Peccato che la Banca d’Italia sostenga che il 91% delle famiglie ha un deposito bancario o postale... Vorremo poi aggiungere un’altra stortura. I redditi familiari assommano quelli dei due coniugi legalmente sposati. Ma quante centinaia di migliaia sono le “ragazze-madri” tali di fronte al Fisco in quanto conviventi? Quanti figli di “ricchi” non trovano posto negli asili-nido perché nelle graduatorie sono sopravanzati da questi finti poveri?Quindi accogliamo con gioia la scelta di Letta di cambiare regole che una buona fetta degli italiani non rispetta. Il patrimonio avrà più peso, proprio per ovviare al problema dei redditi da morti di fame che troppi disinvoltamente dichiarano. E ci sarà una modulazione più attenta e favorevole alle famiglie che hanno più figli e a quelle che hanno componenti disabili. Ci saranno poi regole ad hoc per chi perde il lavoro: insomma, c’è una sensibilità verso le famiglie numerose e quelle in difficoltà che prima non c’era, e questo va riconosciuto con un applauso al governo. L’Isee serve poi a riconoscere aiuti diretti come le social card o certi bonus: anche qui giustizia deve essere fatta.Ci sembra pure di capire, da un primo esame di una normativa assai complessa e articolata, che in generale si alza l’asticella per accedere alle agevolazioni pubbliche: si cerca insomma di scoprire le vere carte di un popolo che è assai più benestante di quello che dà ad intendere. I soldi pubblici vadano a chi ne ha più bisogno: un’ovvietà che deve diventare tale pure in Italia. Ora la strada è segnata, ma non mancano gli ostacoli. Anzitutto l’iter legislativo per rendere operative queste scelte. Non si parte da oggi, ma dopo una serie di passaggi per portare a regime il nuovo Isee. Auguri.Infine quello più grande, che non si può cambiare “ope legis”. La furbizia non è una caratteristica folkloristica di un popolo, ma la benzina che porta a forme di malcostume che ci impediscono appunto di essere un popolo, quanto piuttosto una somma di individui. Le regole devono impedire il più possibile l’infiltrarsi della furbizia, ma è la coscienza di ognuno di noi a fare la vera differenza. Girare in Ferrari e presentare un’Isee da profughi di guerra per pagare qualche centinaio di euro in meno di tasse universitarie, fa capire che il delta tra come siamo e come dovremmo essere è ancora molto ampio.

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