L’Italia resta in coda per la banda larga

Soltanto pochi giorni fa Francesco Caio, l’esperto nominato da Letta alla guida dell’Agenda Digitale Italiana, aveva lanciato l’allarme di un possibile collasso della rete fissa italiana. I dati diffusi ora dal Ministero dello Sviluppo Economico confermano le preoccupazioni di Caio e disegnano un quadro sconfortante: la qualità della rete peggiora mese dopo mese e l’Italia è relegata a fanalino di coda di un’Europa che viaggia a banda sempre più larga.Da giugno scorso, quando ha ricevuto l’incarico dal Presidente del Consiglio, è diventato per tutti “Mister Agenda”. Francesco Caio, classe 1957, è un ingegnere elettronico con una lunga esperienza nel mondo delle telecomunicazioni: dagli inizi alla Olivetti e alla Sarin (gruppo Stet), passando per grandi aziende - come McKinsey, Omnitel, Merloni, Netscalibur, Cable & Wireless -, fino ad arrivare al 2008-2009, quando è stato consulente per i governi inglese e italiano nella definizione delle politiche industriali per lo sviluppo delle reti a banda larga. Qualche settimana fa Caio era stato molto chiaro: in Italia “c’è il rischio di arrivare ad una rottura senza accorgersene”; “con il traffico che cresce - ha spiegato Caio - si possono fare investimenti marginali al centro della rete per gestire questa crescita. Ma poi arriva un momento in cui la crescita del traffico incontra un collo di bottiglia che non si può rimuovere in tempi brevi perché non riguarda più l’elettronica della rete ma la sua struttura e architettura. Il rischio è arrivare al momento in cui la rete non regge quando è troppo tardi”.Sul punto il Governo sembra intenzionato a voler capire meglio e per questo motivo, Francesco Caio ha ricevuto l’incarico dal presidente del Consiglio Letta di redigere, insieme ad altri due esperti, un rapporto sullo stato degli investimenti sulla rete. Ad affiancare Caio ci sono Gerard Pogorel, professore emerito dell’Università ParisTech di Parigi, e Scott Marcus, già advisor della statunitense Fcc. “Siamo convinti che il tema della rete sia strategico e gli investimenti sulla rete sono strategici e che l’Italia sia indietro - ha sottolineato - Il tema della rete rappresenta per noi un asset da cui ripartire per investire - Il rapporto andrà a scandagliare la situazione e trovare le soluzioni”, ha spiegato Letta nell’affidare l’incarico ai tre esperti. A spiegare il suo mandato è lo stesso Caio: “Visto lo stato attuale della rete italiana, dobbiamo vedere con i gestori se i piani di investimento in atto e previsti consentiranno di raggiungere gli obiettivi previsti per il 2020”.Nel frattempo, la casa brucia o almeno questo è quanto sembra emergere dagli ultimi dati elaborati dalla Fondazione Ugo Bordoni e diffusi dal ministero dello Sviluppo Economico. Dai 120mila test effettuati dalla Fub emerge il quadro di una rete italiana che sta rapidamente retrocedendo in larghezza di banda: nel 2011 il 30% degli abbonati adsl 20 Megabit era stato in grado di raggiungere una velocità massima di 10 megabit ed il 45% degli abbonati adsl 7 megabit arrivava ad un massimo di 4; i numeri aggiornati a novembre 2013 sono in netto calo, con percentuali, rispettivamente del 10% e del 30%. A confermare il dato è uno studio realizzato per la Commissione da Point Topic, secondo cui l’Italia è al palo in termini di reti di nuova generazione, con una copertura del 14% rispetto alla media Ue del 53%, ultima in classifica tra i Paesi Ue.

© RIPRODUZIONE RISERVATA