Indignamoci per i poveri e i senza lavoro

Anche noi capaci e decisi ad indignarci! È troppo drammatica la situazione, una morsa stringente tutti! Non solo gli spagnoli o i greci o le esuberanze giovanili da piazza, “indignados”, ma pure noi, come uomini, come chiesa, come comunità cristiana: noi tutti insieme! Gli appelli del Papa sono alti, pertinenti, ripetuti; ma, perché non vi fa coro la Chiesa tutta, la Cristianità intera? Sono provvidenziali “i fondi diocesani di solidarietà”, ma siamo sempre qui: con questi interventi ci riduciamo a fare la croce rossa della storia; e sia benedetta questa croce rossa che raccoglie e soccorre i malcapitati investiti sulle strade della vita; ma, perché così raramente e difficilmente arriviamo anche a smascherare, a perseguire “ i pirati della strada” che prepotentemente, impunemente subordinano tutto al denaro, il loro! Che fanno valore e guida unica “ il mercato” a dispetto di individui, famiglie, società? Vogliamo, tutti insieme, ribaltare una volta per tutte, questa situazione? Partiamo con l’indignarci! Per esempio, per la nuova disposizione che liberalizza i giorni e gli orari dei supermarket; indignarci con il sistematico rimando, ad orari impossibili da parte della televisione, di programmi di alta e umana informazione e formazione per tutti; con la sempre più ingorda cattura da parte dello sport, con acquiescenza delle famiglie, del tempo e della concentrazione della nostra gioventù, piccola e grande. Serve ancora il dialogo, la trattazione o dobbiamo mettere in campo l’indignato intervenire? Comunque, l’indignazione sempre rispettosa delle persone, ma chiara e determinata negli interventi ed intenti diventi anche “roba nostra”; specialmente in passaggi storici pericolo e dolorosi come l’attuale. Sì, quella umanissima indignazione che porta con se una presa di coscienza chiara; che sveglia una volontà illuminata e coraggiosa; che fa nascere e forza cambiamenti; che prelude ad ogni evoluzione storica. Quella indignazione che è cristianissima, perfino evangelica! I “guai roventi” lanciati da Gesù alla dirigenza religiosa-sociale della sua società, che raggiungono e snidano ingiustizie e scandali, non potrebbero diventare anche nostri? Perché, è forse scandalosa solo “ la pedofilia”, indubbiamente realtà tristissima, quanto deprecabile? E, deve suscitare scandalo solo il desiderare, l’usare e il possedere dell’altro o dell’altra? E perché non il desiderare l’accappararsi, il possedere solo per se, contro ogni legge e giustizia, cancellando ogni distribuzione e condivisione, il denaro, i beni le possibilità e le opportunità per le persone e per la vita? Perché non gridiamo, alto e tutti insieme, allo scandalo di famiglie sempre più tante, e sempre più alle prese con problemi di sopravvivenza; allo scandalo di pensioni da miseria, per di più bloccate, tormentate, perfino salassate? A fronte di ricchezze smodate e incontrollate, a privilegi assurdi, eppure intoccabili o tanto lentamente e parzialissimamente riformati . “I vangelici sono i piccoli”, così, a spada tratta, difesi da Cristo. Ma “ piccoli”, irrimediabilmente piccoli, non diventano anche i lavoratori senza occupazione, derubati della dignità e dei diritti fondamentali che lì fanno “grandi e riconosciuti”? Piccoli, perché resi inutili alle loro famiglie; piccoli perché “umiliati” davanti ai loro stessi figli? E non sono già piccoli e ricalcati nella loro “Piccolezza e non sviluppo”: i nostri ragazzi e giovani i quali abituati alla comodità e al minimo sforzo impegno, possono si trovarsi senza ambizioni e contenti di vivere alla giornata, ma, dall’altra parte che spazio hanno, che stimoli trovano, che orizzonti, sogni e progetti possono accarezzare? Non sono anch’essi “evangelicamente” piccoli e poveri?Indignazione, la nostra, che ci faccia parlare operare, che ci butti nella mischia con fede e con audacia, virtù che devono diventare ancora nostre, particolarmente nostre! Disposti ad affrontare ogni reazione; a pagare ogni conseguenza. Sappiamo bene, di essere credenti, fedeli, al servizio del Povero, dell’Ucciso e di avere tra le mani una parola, “ la parola”, che ha un suo valore, una sua forza indipendentemente da noi; e, che noi, non possiamo ne nascondere, ne trattenere. Parola che passa per le nostre mani e va proclamata non quando conviene, ma quando si deve. Sappiamo anche che gli uomini figli di Dio, non abitano solo nel Tempio da ripulire con passione e decisione, ma abitano anche il mondo creatura e proprietà dello stesso Padre-Dio: casa di tuta la famiglia umana. Sappiamo, infine, che l’immagine del Padre è stampata in ogni uomo-fratello; mentre Lui, il fratello nostro Cristo è saldato con la sua umanità, ad ogni creatura umana, e tocca a noi riconfermare questa saldatura con l’amore e il servizio. Che bello, che giusto, diventare noi l’Alleanza vivente e vissuta.

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