Oggi il valore sociale è un forte volano per l’economia. Il nuovo sistema globale non ha cancellato il territorio, ma ne ricerca le qualità e le risorse. La regola vale in particolare per la piccola e media impresa, il cuore produttivo del nostro Paese. Si è spostato il soggetto centrale della competizione nel mercato: non si punta alla concorrenza tra le singole aziende, ma tra livelli territoriali. Così il capitale sociale, quello culturale, quello infrastrutturale diventano importanti vantaggi. Lo spostamento del baricentro ha una doppia faccia, se è vero infatti che c’è uno stretto legame tra azienda produttiva e il tessuto comunitario con tutto il suo tesoro di stakeholders, è altrettanto vero che se fallisce un’azienda o se il territorio si depaupera di relazioni o di soggetti gli effetti dannosi si ripercuoteranno anche dall’altra parte.La riflessione sul valore del sociale come risorsa per ripartire, dopo la crisi, è stata oggetto di discussione nelle Giornate di Bertinoro per l’economia civile 2016: una convention annuale in cui partecipano economisti, sociologi, statistici e politici. Nelle conclusioni dei lavori sono state avanzate alcune proposte per impostare una nuova ecologia dello sviluppo locale. Si tratta secondo gli esperti di incentivare pratiche per migliorare i consumi energetici, ampliare l’offerta di politiche per l’inclusione dei vulnerabili, promuovere legalità e responsabilità sociale anche con l’istituzione di agenzie di rating, avviare pratiche di governance partecipata.Sono tutte proposte che vanno nella direzione di stimolare l’emersione di quel “genius loci” che caratterizza la specificità di un territorio. Ogni luogo ha una sua propria identità che nasce dall’integrazione di risorse naturali, di creatività personale, di cultura popolare, di professionalità particolari, originate da tradizioni che si intrecciano con la recezione delle innovazioni: dal vetro di Murano alla Ferrari di Maranello, ad esempio. A queste da una parte vanno affiancate le infrastrutture di collegamento da quelle digitali a quelle fisiche che creano le condizioni per connettere rete territoriale e rete globale; dall’altra parte vanno incentivate le infrastrutture sociali che arricchiscono le conoscenze, le competenze e il tessuto relazionale di una comunità locale.Un’indagine condotta da Aiccon (Associazione Italiana per promozione della cultura, della cooperazione e del no profit) ha sottolineato la percezione positiva della capacità, in dotazione alle organizzazioni di economia civile, di passare da spazi neutri a luoghi significativi. In particolare è emerso che la cooperazione e altre forme di imprenditorialità sociale sono considerati i soggetti più adeguati a realizzare attività volte alla rigenerazione delle aree periferiche. Per una nuova ecologia dello sviluppo locale ci sarà sempre più bisogno di fornire risposte complesse, perché dovranno comporre innovazione, flessibilità e sostenibilità.
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