Qualche giorno fa, Il Cittadino ha dato notizia della richiesta di cambiamento di destinazione urbanistica di una vasta area di proprietà Chiapparoli in Comune di Casalpusterlengo. I fatti, per come sono stati riportati, sono i seguenti. Viene richiesta una nuova destinazione urbanistica (attività produttive e artigianali) per una vasta area (350.000 metri quadri) ora a destinazione agricola, posta in prossimità della frazione Vittadone; i nuovi insediamenti potrebbero comportare, in via del tutto teorica, circa 500 nuovi posti di lavoro e il proponente metterebbe a disposizione del Comune una somma tra i 4 e i 5 milioni di euro per la realizzazione di una variante stradale il cui costo complessivo è stimato in circa 10 milioni di euro.
Relativamente alla richiesta, il Sindaco di Casalpusterlengo ha manifestato un certo interesse, soprattutto in relazione alla possibile ricaduta occupazionale; e tutti quanti sappiamo l’importanza del lavoro nella attuale fase di difficoltà.
Quali perplessità solleva, allora, la proposta?
Nella fase di preparazione e di discussione sui contenuti del Libro Bianco sul futuro del Lodigiano, recentemente pubblicato, vi è stata una totale convergenza di tutti i partecipanti sul concetto fondamentale di blocco del consumo di suolo: l’economia lodigiana, rivolta soprattutto ad una agricoltura di altissima qualità, ha assoluto bisogno di preservare il territorio, del tutto riducendo quel consumo di suolo a fini edificatori che negli ultimi decenni ha compromesso irrimediabilmente l’utilizzo agricolo di grandi e numerose aree.
Certamente non è facile arrivare ad un obiettivo di consumo di suolo pari a zero: comprendo, ad esempio, la difficoltà dei Comuni a negare autorizzazioni edificatorie quando il Piano Regolatore o il Piano di governo del Territorio riconoscono la caratteristica edificatoria a un determinato terreno: non sempre si riescono a trovare le forti ed inoppugnabili motivazioni necessarie a negare l’autorizzazione.
Ma nel caso di Casalpusterlengo, il terreno ha ora una destinazione agricola e non occorrono quindi particolari motivazioni per confermare tale destinazione nel Piano di Governo del Territorio che il Comune sta predisponendo.
La proposta della proprietà, inoltre, prevede una generica destinazione artigianale/produttiva, una destinazione per attività che, verosimilmente, non verranno esercitate,quantomeno in toto, da Chiapparoli, che è imprenditore nel ramo della logistica.
Senza voler farsi interprete delle altrui intenzioni, credo perciò che la proposta si configuri esclusivamente come un tentativo di valorizzazione del proprio investimento: in questa fase, non è infatti una richiesta volta a ulteriormente implementare la propria attività (se così fosse, non sarebbe veritiera la valutazione dei 500 nuovi posti di lavoro, e, inoltre, ci troveremmo in casa ulteriori estesi insediamenti logistici,con tutti i problemi conseguenti).
E tuttavia, infine, stante la crisi occupazionale, potrebbero davvero far comodo 500 nuovi posti di lavoro.
I posti, però, sembrano del tutto teorici: al momento non c’è, infatti, il progetto di un’attività definita, con un proprio piano industriale. Pare esistere solo l’ipotesi di costruire capannoni anche da vendere o affittare ad attività che volessero insediarsi in un secondo momento.
Sul tema del lavoro e degli insediamenti industriali credo inoltre che occorra sempre più ragionare come territorio e non come singola municipalità: se esistono sul territorio (ed esistono!) capannoni già costruiti ma non utilizzati, è meglio pensare a questi prima di costruirne di nuovi; se esistono sul territorio (ed esistono!) aree industriali dismesse, è meglio pensare a riconvertirle e riutilizzarle, prima di occupare altre aree agricole.
L’occupazione e il lavoro meritano certamente tutta la possibile attenzione degli Amministratori locali, e, in questo senso, comprendo la manifestazione di interesse da parte del Sindaco di Casalpusterlengo. Ma se si ragiona in termini di territorio lodigiano e di collaborazione fra le Amministrazioni, si trovano soluzioni che danno risposte occupazionali senza compromettere altre aree agricole.
Per riassumere ed in conclusione
• non vi sono obblighi di alcun genere a carico del Comune di Casalpusterlengo, non essendovi nessuna pregressa previsione di Piano Regolatore che dia qualche diritto al proprietario dei terreni; il Comune non corre dunque alcun rischio di rivalsa, se decide di respingere la richiesta
• l’area interessata dalla richiesta di Chiapparoli è davvero inaccettabilmente vasta. Si parla di 350.000 metri quadri cui occorrerà aggiungere le aree per le strade di collegamento e le infrastrutture: solo per paragone, l’intero centro storico di Lodi ha una superficie di circa 120.000 metri quadri, e, dunque, l’insediamento di Casalpusterlengo/Vittadone sarebbe pari a circa 3 volte il centro storico di Lodi;
• I nuovi posti di lavoro, stante l’assenza di qualsiasi progetto industriale, sono del tutto teorici e certamente si possono reperire utilizzando strutture esistenti o aree dismesse, anche se collocate su territori comunali vicini a Casalpusterlengo.
La conclusione di tutto il ragionamento è evidente: credo sia più lungimirante decidere di riconfermare la vocazione agricola dell’area in questione, nel Piano di Governo del Territorio in fase di stesura a Casalpusterlengo, cercando di riutilizzare, al fine di creare nuovi posti di lavoro, gli insediamenti esistenti o dismessi nelle vicinanze (ad esempio proponendoli attraverso un marketing territoriale).
Credo che già noi oggi, ma ancor più le generazioni future,saranno grate all’Amministrazione di Casalpusterlengo se deciderà in tal senso.
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