Ci sentiamo come indiani del Far West

In questo clima di crisi politica, finanziaria ed economica molte voci si fanno sentire in tutti i settori, ma di una in particolare nessuno ne parla: ed è quello dell’agricoltura. Sono Filippo Boffelli e da tre generazioni la mia famiglia gestisce un allevamento di bovine da latte nella bassa lodigiana. Il mondo è molto cambiato dai tempi di mio nonno ad oggi nel mio paesello la gente diceva “vivo in campagna”. Ora il paese è circondato da capannoni, tangenziale e case civili di nuova costruzione, in poche parole ci sentiamo come indiani nel Far West.In Italia tutti vogliono valorizzare e tutelare i prodotti locali.Parlano di aree protette, di fare parchi, ma nessuno spende una parola gentile nei nostri confronti, cioè dei produttori agricoli. Ore di lavoro, uno sforzo fisico ed economico per modernizzare stalle e macchinari, per attenersi alle normative vigenti regionali ed europee che spesso cambiano ogni anno. La burocrazia è micidiale e i controlli rigorosi ed esasperanti (Asl, Regione, Provincia, Finanza, veterinari, vigili comunali, del fuoco, Arpa e via all’infinito).Poche sere fa ho visto un programma televisivo che parlava dei pastori sardi indebitati fino all’ultimo centesimo, produttori di grano duro siciliani che non coltivano più le terre perché arrivano navi-cisterne dall’Australia con grano duro a costo minore. Questo vale anche per il concentrato di pomodoro cinese rispetto ai pomodori pugliesi. Analogamente al nord trovano la storia delle quote latte: una truffa totale, dove luna Agea (agenzia per le erogazioni in agricoltura) faceva risultare stalle di vacche da latte da 30.000 bovine in Valcamonica e 70.000 a Trapani e addirittura tre stalle in piazza di Spagna a Roma. Queste non sono barzellette, questi premi sono stati erogati e qualcuno li ha intascati. Ora i carabinieri indagano, mentre in Italia chiudono 20 aziende zootecniche al giorno.Di questo passo chi produrrà carne, verdura, latte? ..tra pochi anni noi “contadini” saremo una razza in via di estinzione.

Il grido d’allarme di un allevatore lodigiano: il mondo agricolo è a rischio estinzione

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