Calcio italiano? Povero e un po’ bruttino

Non è la prima volta, anzi negli ultimi anni ci siamo abbastanza abituati: se si escludono gli exploit del Milan nel 2007 e dell’Inter nel 2010, siamo quasi diventati un corpo estraneo per l’Europa del calcio. Anche quest’anno le nostre squadre si sono arrese alle soglie delle semifinali: Juventus in Champions e Lazio in Europa League. Dopo un ottimo percorso, hanno però mostrato limiti tecnici abbastanza netti: da una parte, i bianconeri hanno ceduto contro un Bayern stellare, battuti nettamente sia all’andata sia al ritorno; dall’altra, la Lazio, fino a quel momento imbattuta, è incappata in una serataccia in Turchia compromettendo il suo cammino. È proprio l’Europa League il nostro tallone d’Achille: nessun club negli ultimi anni è riuscito mai a raggiungere l’ultimo atto, e spesso si arriva al paradosso di squadre a cui questa competizione è particolarmente indigesta, anche se nella stagione precedente avevano magari fatto carte false pur di approdarvi. Un disagio profondo, che parte da lontano e che si riflette con la perdita di una squadra in Champions a causa del deludente ranking Uefa, che vede ormai avanti anni luce non solo Inghilterra e Spagna, ma anche la stessa Germania, con lo spauracchio di Portogallo e Francia che si fanno minacciosamente vicine.Non va meglio per la nostra Nazionale, che dopo la bella avventura all’Europeo, continua a perdere quota e ora deve accontentarsi dell’ottavo posto nel ranking mondiale Fifa, scavalcata anche dalla Croazia. La perdita di appeal del nostro campionato si riflette sui mancati incassi sia al botteghino sia nel merchandising e, di conseguenza, allontana i migliori fuoriclasse, alla ricerca di quegli ingaggi stellari che i club italiani non possono più permettersi. Forse però, non tutto il male vien per nuocere: costrette a fare di necessità virtù, le nostre società hanno da qualche tempo virato sulla valorizzazione dei giovani. Ci vorrà tempo per vedere i risultati, ma i grandi cicli dei club che in passato hanno puntato sull’esplosione dei vivai (due su tutti: Ajax e Barcellona) si sono visti alla distanza, potendo poi godere dei frutti per molti anni.Tornando al divario tra italiani e top club stranieri nelle coppe, fanno riflettere le parole del mister juventino Conte appena eliminato: “Mi viene da ridere quando sento che con due o tre acquisti si possa vincere la Champions. Il calcio italiano è fermo e questo deve essere chiaro a tutti. All’estero fanno investimenti e progetti, da noi si parla di arbitri e della soubrette con cui esce un giocatore. Quando vinsi la Champions con Lippi, la squadra di riferimento era l’Ajax che lavorava con i giovani. Adesso ci sono superpotenze come Real, Bayern, Barcellona, Psg, squadre che fatturano oltre 400 milioni l’anno. Credo che tutti insieme dobbiamo cambiare il calcio italiano: e quando dico tutti penso a noi, alle società, ai tifosi, ai media, alle istituzioni. Altrimenti non si va da nessuna parte. L’ultima coppa l’ha vinta l’Inter tre anni fa. L’ultima semifinale a quando risale?”. Parole amare, ma di un realismo spietato: meglio rifletterci su, prima che sia troppo tardi.

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