Il “Vannacci-pensiero” è lontano dalla vera scuola

Il commento di Corrado Sancilio

Era il 4 agosto del 1977 quando fu approvata la legge 517 che da una parte metteva fine alle classi speciali e differenziali per alunni svantaggiati, dall’altra segnava in maniera fondamentale il sistema scolastico italiano con l’inserimento dell’insegnante di sostegno.

Con questa legge viene consentito a tutti gli alunni in situazione di handicap di accedere alle scuole in classi comuni, vengono attivati gli strumenti necessari per adempiere a tale obbligo, si parla di insegnanti di sostegno specializzati, si riporta il numero di alunni per classe non superiore a venti, si programmano interventi specialistici dello Stato e degli Enti Locali.

A 47 anni dalla sua emanazione tali indicazioni restano fondamentali per attuare la qualità dell’integrazione scolastica.

Una legge preceduta nel 1975 dal Documento Falcucci, prima firmataria la democristiana Franca Falcucci, chiamata dopo qualche anno a ricoprire l’incarico di Ministro della Pubblica Istruzione. Con la successiva Legge Quadro 104 del 1992 tutte le problematiche dell’handicap vengono affrontate in maniera organica. Si sottolinea come “l’esercizio di tale diritto non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all’handicap”. Una norma che rappresenta ancora oggi la pietra miliare in fatto di integrazione, un punto di riferimento fondamentale per il raggiungimento della qualità dell’integrazione scolastica e per la definizione del ruolo e delle competenze degli insegnanti di sostegno specializzati. Queste sono conquiste sociali. Oggi dobbiamo fare i conti con il “Vannacci pensiero”, un Generale che dalle strategie sul campo di battaglia, passa in maniera reazionaria alle problematiche scolastiche con proposte strampalate che si trasformano in un assist utile alla campagna elettorale come candidato al Parlamento Europeo.

Ancora una volta ha trovato il modo di far parlare di sé, di farsi pubblicità bucando gli schermi, presenziando nei diversi social, occupando siti e pagine di quotidiani con titoloni che difficilmente passano inosservati. Le tante indignazioni lo inducono a correggere il tiro o a smentire le interpretazioni date, ben sapendo che le smentite gli consentono di farsi pubblicità due volte. “Non faremo il suo nome” dicono i DEM, il partito di Romano Prodi e Arturo Parisi. Parola d’ordine “ignorare” Vannacci, evitare di dare spazio ed enfasi alle sue idee sull’argomento disabili a scuola. E invece è sbagliato.

Un simile ostracismo mi ricorda quello storico dei magistrati di Efeso che nel 356 a.C. decretarono non solo la condanna a morte di un tal Erostrato accusato di aver incendiato il tempio di Artemide, una delle sette meraviglie del mondo antico, ma anche che il suo nome non venisse più pronunciato e che fosse cancellato per sempre dalla storia. Eppure ancora oggi Erostrato e il suo misfatto sono ricordati nelle diverse enciclopedie e nella cultura classica. Questo Generale, invece, va affrontato con il confronto delle idee, con gli argomenti pertinenti, con il rigore esperienziale di quanti vivono quotidianamente la scuola e i suoi problemi.

Lui sarà pure un sapiente di carri armati e obici da novanta, ma di scuola ha dimostrato di conoscere poco o niente. Le problematiche dei disabili e dei disagi si affrontano con maggiori investimenti nella scuola, puntando a qualificare la professionalità dei docenti di sostegno nel rispetto della specificità della disabilità certificata, col rafforzare condizioni strutturali nella formazione delle classi mediante un rapporto congeniale alla situazione. Per Vannacci vanno fatte classi separate “per aiutare i ragazzi con grandi potenzialità a esprimersi al massimo e anche quelli con più difficoltà verrebbero aiutati in modo peculiare” ben sapendo (lo spero) che questo è un discrimine, che si priva i ragazzi di una significativa esperienza di vita da realizzare con un rapporto amicale, sociale fatto di condivisione e solidarietà. Condividere le difficoltà aiuta a crescere tutti indistintamente.

L’accoglienza si distingue grazie alla condivisione e non alla separazione. Le sue sono idee retrograde, reazionarie, che fanno anche presa su una certa cultura, ma che umiliano. Carissimo Generale non è separando i ragazzi “con grandi potenzialità per esprimersi al massimo” che si garantisce il massimo rendimento. Tutti hanno grandi potenzialità per ottenere il massimo rendimento a scuola come nella vita. Il problema se mai è come farle venire fuori. Queste sono le vere difficoltà alle quali la scuola e la società sono chiamate a dare adeguate risposte. Come nonno di una bambina autistica posso dire che la dolcezza e l’umanità che si respira in classe, la professionalità degli insegnanti nel seguirla scolasticamente, umanamente e socialmente, il processo di valorizzazione messo in atto dal Consiglio di Classe alla scoperta delle sue potenzialità nascoste anche se in altro modo ben visibili, i suoi gesti alla ricerca degli altri, la voglia di vivere la sua storia quotidiana, i suoi abbracci intrisi di umanità sono tutti aspetti di un’unica natura: la sua. Tutto questo si condivide stando insieme agli altri e non separando.

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